Drogati di videogames

17/07/2006 by - News

www.smithandjones.nl è il sito della clinica olandese situata ad Amsterdam che tratta di dipendenze da videogames. Se passi metà della tua vita a giocare, quello è il posto giusto.
drogati da vdieogames

Ebbene sì sono molti i drogati da videogames nel mondo, soprattutto in Asia dove ragazzini riescono a passare anche 16 ore davanti a CS o AA [CouterStrike / AmericasArmy]

L’associazione afferma che un bel 20% dei videogamers accusa problemi di dipendenza…. 1 su 5 mi sembra un po’ esagerato, l’avrà stilata l’ISTAT la statistica.

Io personalmente gioco quasi tutti i giorni ai videogames, di solito dopo cena prima di uscire, e non me ne dispiaccio se una sera ne faccio una o due al PES 5.

Per dovere di cronaca vi rimando alla pagina di riepilogo di FEC[=[}v{]@r]{!tO

Notare il campo longest session: 17 ore. Dall’estate del 2004 la sua media quotidiana è di 5 ore. Niente male. Merita il ricovero 😛
bravissimo

Questa pagina raccoglie le statistiche dettagliate di ogni “giocatore”, impossibile barare. Ci siamo anche noi italiani

Tornando alla clinica parla il proprietario: “Sono adolescenti, studenti universitari, spesso anche uomini adulti con un lavoro già avviato. E se sono per lo più uomini, forse è perché questi giochi, stabilendo una rigida gerarchia, soddisfano maggiormente l’ambizione maschile al comando”.

Ma chissà cosa potrebbero arrivare a fare i videogiocatori incalliti?

Quanti siano, tra costoro, gli afflitti da una dipendenza patologica, è ovviamente opinabile. Marc Valleur, direttore di una clinica per videogamesdipendenti a Parigi, ridimensiona le cifre e ritiene che i giocatori “con un problema” siano tra il 2 e il 4 per cento del totale, più o meno la stessa percentuale dei giocatori d’azzardo e degli scommettitori che hanno sviluppato una forma di dipendenza verso il loro passatempo. Si tratta comunque di centinaia di migliaia di “malati”, che si rovinano la vita come gli alcolizzati o i tossicodipendenti.

“Smettono di avere relazioni sociali, tagliano i rapporti con la famiglia, abbandonano ogni attività sportiva o altra occupazione, non studiano più, mangiano seduti davanti al computer, dormono poche ore per notte, continuando a giocare fino al punto di autodistruggersi”, dice Keith Bakker della clinica di Amsterdam. E qualcuno, giocando, letteralmente muore: proprio in Corea del Sud, dove si calcola che i videogamesdipendenti siano un milione, l’anno scorso sette persone hanno perso la vita per eccesso di gioco.

In agosto, un uomo di 28 anni è morto dopo cinquanta ore ininterrotte di videogioco. In dicembre, un altro sudcoreano, 38enne, è morto in un Internet cafè: aveva giocato 417 ore nei precedenti venti giorni, dormendo tre ore per notte. C’è anche chi tenta di smettere, come un francese di 25 anni che, per sfuggire al vizio, è partito per una vacanza in Sud America: arrivato all’aeroporto di Rio de Janeiro ha cominciato a pensare ai personaggi del gioco, si è seduto a un computer di un Internet cafè e ha passato l’intera settimana di vacanza dentro al terminal.



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